Il gender gap, differenza tra uomini e donne nella partecipazione al mercato del lavoro, unito al tema del divario salariale, rimane uno dei punti dolenti nel discorso sulla parità di genere. Dal punto di vista quantitativo, la partecipazione delle donne al mondo del lavoro è aumentata, ma qualitativamente esistono ancora delle diseguaglianze.
Lara Maestripieri e Valeria Insarauto hanno analizzato il tema in un libro, Uguali ma non troppo. I problemi irrisolti del lavoro femminile tra fragilità territoriali e squilibri nella divisione dei ruoli familiari (Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Milano 2020), che offre dati e spunti di riflessione interessanti.
Le donne lavorano più frequentemente nei settori peggio retribuiti (salari bassi, condizioni di lavoro peggiori, carriere più corte e maggior presenza di lavoro non standard, es. part-time), anche quando hanno titoli di studio elevati.
Lavorano meno ore degli uomini e hanno più spesso contratti atipici, hanno maggiore difficoltà nel conciliare tempo di lavoro e tempo di vita privata e maggior carico familiare.
Gli stereotipi di genere hanno un forte impatto sull’occupazione femminile: nelle coppie in cui entrambi i partner lavorano, le donne svolgono il 65,2% del lavoro domestico e di cura. Tra lavoro retribuito e lavoro familiare, una donna su 2 ha un carico di lavoro di oltre 60 ore settimanali.
Paradossalmente, la proporzione di donne italiane con un lavoro retribuito è al di sotto della media europea, ma sono quelle con il carico da lavoro familiare e retribuito più pesante.
Quale ruolo può giocare lo smart working ? Può aumentare la partecipazione femminile al mercato del lavoro, ma può anche accentuare gli squilibri di genere già esistenti, come ha dimostrato l’aumento del carico familiare per le donne durante il lockdown.
Bisogna anche notare che le posizioni lavorative più prestigiose spesso si basano sull’importanza del presenzialismo nella costruzione di reti sociali di contatti, ambito in cui di solito le donne sono penalizzate proprio dalla loro supposta necessità di maggior flessibilità per conciliare lavoro e famiglia, quindi minor capacità di trovarsi fisicamente sul posto di lavoro.