L’Europa e la Gran Bretagna, alla fine, hanno evitato il No Deal, siglando un accordo di libero scambio del valore di 700 miliardi di euro all’anno.
Cosa comporterà l’accordo per i lavoratori britannici ed europei?
Sul piano dei diritti dei lavoratori, il Regno Unito sarà teoricamente vincolato al rispetto del “level playing field”, ovvero al rispetto di alcuni standard minimi in comune con l’Unione Europea – ad esempio per quanto riguarda il numero di contratti a zero ore che possono essere offerti a una persona. Tuttavia, secondo l’Institution for Public Policy Research , le violazioni del level playing field saranno piuttosto difficili da provare e dovranno comunque passare da un tribunale di arbitrato, un’istituzione privata notoriamente poco trasparente.
Uno degli obiettivi della Brexit era proprio quello di proteggere il mercato del lavoro interno dalla concorrenza: conoscendo però la storia del progressivo smantellamento del potere dei sindacati nel Regno Unito, è lecito chiedersi se l’allontanamento dagli standard Europei sia effettivamente un elemento positivo per il mercato del lavoro interno. Secondo Keir Starmer, il segretario ombra del Labour per la Brexit, l’accordo darà al governo una “autorizzazione a deregolamentare”, e ad assimilare il mercato del lavoro inglese molto più a quello statunitense in termini di bilanciamento di potere tra aziende e lavoratori.
In queste card vi illustraimo alcuni dei meccanismi con cui sarà possibile ottenere un visto di lavoro per il Regno Unito. Si rivela piuttosto arduo per i cittadini UE, a meno che non siano lavoratori qualificati con uno stipendio consistente.
Fonti e approfondimenti:
Riassunto dei Corriere della Sera
L’opinione dell’ IPPR, articolo del Guardian
La guida del governo inglese per l’immigrazione post-Brexit
La ricostruzione della BBC e l’opinione di Keir Starmer
I rischi per i diritti dei lavoratori, articolo del Guardian