Traduzione editoriale con Valentina Schettini
Quando leggiamo i libri che amiamo, spesso dimentichiamo di fare caso a chi traspone le loro parole nella nostra lingua. I nomi dei traduttori e delle traduttrici raramente compaiono in copertina, ma il loro lavoro è quasi del tutto assimilabile a quello di chi un libro lo scrive. Del mestiere della traduzione in campo editoriale abbiamo parlato con Valentina Schettini, che da più di dieci anni si occupa di traduzione di saggistica scientifica, editoria scolastica e non-fiction.
Ciao Valentina, benvenuta su Anticurriculum. In questa puntata della rubrica parliamo nello specifico di traduzione editoriale. Qual è la differenza con altri tipi di traduzione, sia dal punto di vista della mansione in sé che da quello contrattuale?
In sostanza, al traduttore editoriale viene affidata la traduzione di un libro, da una lingua verso un’altra. Io traduco dall’inglese all’italiano. L’incarico solitamente dura qualche mese, in base alla lunghezza e alla difficoltà del testo. E ovviamente alle esigenze della casa editrice.
Il traduttore editoriale lavora in regime di diritto d’autore: è quindi considerato autore del testo in italiano che produce. Il traduttore editoriale fiscalmente lavora a ritenuta di acconto* e firma un contratto per ogni libro che traduce. Il lavoro di traduzione tecnica (di siti, manuali, libretti di istruzione, leggi, accordi, report industriali, insomma di tutto quello che non passa per un negozio di libri o per una libreria) è solitamente svolto da professionisti a partita IVA. Ci possono essere chiaramente persone che operano in regime misto, occupandosi di entrambe le tipologie di traduzione.
Il contratto che si firma è un contratto di edizione di traduzione: il traduttore cede per un periodo ben definito alla casa editrice i diritti di sfruttamento economico del suo lavoro autoriale, a scopo di pubblicazione. Essendo liberi professionisti, i traduttori editoriali possono lavorare con diverse case editrici. Se per i traduttori tecnici i compensi sono normalmente calcolati a parola o carattere, il traduttore editoriale riceve il suo corrispettivo in base al numero di cartelle editoriali tradotte (l’unità più diffusa in Italia è quella di 2000 battute con spazi inclusi).

Come dovrebbe essere strutturato un contratto di edizione di traduzione equo?
Una cosa importante da ricordare è che il contratto e i suoi contenuti devono essere decisi e limati in accordo tra traduttore ed editore. La scusa “questo è un contratto standard, tutti lo firmano” è un trattamento iniquo.
Un altro punto importante è che la cessione dei diritti è a tempo. Solitamente in Italia si propongono 20 anni, anche se idealmente sarebbe meglio abbassare a 10 anni. Ciò significa che, trascorso questo tempo, si dovrebbe ricontrattare il compenso, se l’editore desidera continuare a pubblicare il libro.
Nel contratto deve essere poi esplicitato il termine massimo per il pagamento: di solito a 30, 60, o 90 giorni dalla consegna della traduzione. Alcuni editori chiedono che il pagamento venga corrisposto in seguito all’accettazione della traduzione, riservandosi il diritto di valutare se un testo abbia bisogno di revisioni radicali. Nel contratto può comunque essere esplicitato che la mancata accettazione della prestazione debba essere motivata e comunicata con mezzi formali, ad esempio la PEC o la raccomandata. Deve essere poi dichiarata la data di consegna.
Le clausole a cui stare particolarmente attenti sono quelle che riguardano il termine di pagamento: cercate di evitare i 90 giorni alla consegna! Fate anche attenzione a clausole che indicano che l’editore possa rigettare la traduzione a suo insindacabile giudizio e scalare una parte del pagamento. Se c’è un processo di revisione, chiedete di poter far valere le vostre ragioni sulle scelte del revisore prima che il testo vada in stampa.
Il contratto deve infine esplicitare tutte le forme di utilizzo del testo: audiolibri, realizzazione di videogame, serie televisive, adattamenti cinematografici. Ognuno di questi utilizzi può avere una differente durata di sfruttamento dei diritti: potrebbero essere vent’anni per il libro stampato, ma dieci, ad esempio, per la realizzazione di un podcast.
Invito tutti i traduttori editoriali, sia esordienti che navigati, a controllare sul sito di Strade, il sindacato dei traduttori editoriali italiani, il modello di contratto commentato, per avere un’idea di come orientarsi nella negoziazione con le case editrici.
Tu infatti sei socia proprio di Strade. Puoi raccontarci qualcosa del sindacato e delle sue iniziative?
Strade nasce all’inizio del 2012, sulla scorta dell’esperienza dei gruppi di lavoro del Sindacato Nazionale degli Scrittori. Alla fine del 2012 è stato firmato un protocollo di intesa con SLC, la branca della CGIL dedicata al settore dei media e della comunicazione. Ora Strade è un sindacato a tutti gli effetti: oltre ad offrire al singolo traduttore assistenza sui contratti o sui dubbi di natura fiscale, può anche gestire vertenze collettive, raccogliendo istanze di gruppi di traduttori. Si può partecipare sia tramite l’iscrizione al sindacato vero e proprio, che ha alcuni requisiti, ma anche iscriversi da esordienti all’associazione culturale, StradeLab, che organizza eventi di formazione sul mestiere nonché sui dettagli contrattuali e fiscali.
Si può inoltre accedere a strumenti quali un decalogo di buona revisione, linee guida di buona interazione tra traduttore e revisore (un passaggio particolarmente delicato e importante per la qualità del testo), oltre al già citato modello di contratto. Viene reso disponibile anche un vademecum legale e fiscale.
Grazie all’attività di lobbying di Strade, nei decreti emergenziali dello scorso anno per la prima volta sono stati elargiti dei contributi alla categoria dei traduttori editoriali. I sostegni economici sono stati di varia natura: c’è stato il bonus partite IVA (per coloro che non operano esclusivamente in regime di diritto d’autore) e nel decreto Cura-Italia è stato inserito anche un bonus SIAE. Quello che forse però più è stato frutto del lavoro di Strade è stato il fondo d’emergenza dedicato ai traduttori editoriali dentro il decreto rilancio. L’iniziativa è stata importante anche per tentare un censimento di chi lavora in regime di diritto d’autore: hanno fatto richiesta circa in 500, ma la stima è sicuramente al ribasso. Si è trattato di un grande risultato per Strade, anche a livello di visibilità nazionale.

Tu non hai avuto una formazione “classica” come traduttrice. Come ti sei avvicinata a questa professione?
Io ho una formazione e un animo scientifico: ho una laurea e un dottorato in Fisica, pur avendo sempre amato le discipline umanistiche. La mia passione è sempre stata la comunicazione della scienza. Durante gli anni dell’Università e del dottorato ho coltivato questo interesse partecipando a scuole di giornalismo scientifico, allestimento di mostre, lavorando come animatrice per alcune iniziative. Dopo alcuni anni da ricercatrice in ottica quantistica sperimentale, ho capito che il lavoro accademico non era più quello che faceva per me.
In occasione della fine di un contratto e di un trasferimento per motivi personali non ho cercato un altro lavoro da ricercatrice e mi sono messa a seguire corsi online sulla traduzione editoriale. Per alcuni mesi mi sono immersa totalmente nella formazione, svolgendo anche varie prove di traduzione. Dopo qualche mese ho ottenuto l’incarico per la mia prima traduzione editoriale, con il semplice invio di un curriculum. Ho cominciato dalla saggistica scientifica, piano piano ampliando lo spettro dei miei lavori anche ad altri tipi di saggistica e non fiction. Mi occupo anche di editoria scolastica. Questo percorso ha rappresentato per me una sorta di quadratura del cerchio: sono infatti riuscita ad unire due delle mie passioni e aspirazioni principali in un’unica attività lavorativa.
Biografia
Mi chiamo Valentina Schettini e lavoro in editoria da circa dieci anni. Nel cuore sento di essere sempre un’esordiente, forse perché ci ho messo un po’ a capire come unire i puntini delle mie passioni e competenze. Sono arrivata alla traduzione editoriale dopo gli studi in Fisica, e alcuni anni da ricercatrice sperimentale in ottica quantistica. Mi mancava qualcosa nel profondo, e sentivo che nella cura dei testi, magari con un pizzico di scienza dentro, c’era la mia strada. Ho dunque cominciato dalla saggistica scientifica di carattere divulgativo, ma ora mi occupo anche di non-fiction e di varia in generale. Traduco inoltre scolastica universitaria a tema scientifico, e sono anche revisora e correttrice di bozze.
Non esiste un unico percorso per arrivare alla traduzione editoriale, ho ascoltato una storia differente per ogni collega che conosco. Tradurre, infatti, non significa trovare una corrispondenza biunivoca tra due insiemi finiti e ordinati di parole. Questo tipo di corrispondenza tra due lingue neanche esiste! Si tratta, piuttosto, di ricostruire un’equivalenza tra rapporti: questa parola sta alla lingua di partenza come quest’altra parola sta alla lingua di arrivo. Nella traduzione si cerca di riprodurre in un’altra lingua l’effetto che una parola, una frase, l’intero testo producono sul lettore. E per riuscirci bene, tutto serve: tutto quello che abbiamo letto, ascoltato, vissuto. Vocabolari, persone, luoghi; noi traduttori siamo spugne spione che tutto assorbono, per poi riutilizzarlo sulla pagina giusta.
Credo nella solidarietà lavorativa e nel conforto umano tra colleghi, e sono una socia orgogliosa di Strade, il sindacato dei traduttori editoriali in Italia. Il mondo della traduzione editoriale ha tante insidie, nelle modalità di lavoro e nelle interazioni con i committenti, ma le opportunità offerte dalla rete, da Strade e dalla generosità dei colleghi costituiscono un aiuto concreto per svolgere questo lavoro con consapevolezza e dignità, fin dagli esordi.
Mi trovate su LinkedIn con il mio nome e cognome, e su Twitter (il mio social preferito) come sketchpyl.
*La ritenuta d’acconto non è altro che un anticipo sulle tasse che il cliente versa al posto tuo. Il cliente ha infatti il ruolo di “sostituto d’imposta”, ovvero si sostituisce a te nel pagamento dell’IRPEF: trattiene una percentuale sul compenso che ti deve e versa l’importo allo Stato per tuo conto. Per saperne di più puoi consultare: https://www.fattureincloud.it/guida-freelance/ritenuta-acconto/